
La seconda stagione di The Last of Us si accende con “Secrets”, il quarto episodio che molti fan e critici stanno già definendo il più potente e coinvolgente della serie. Con una regia ispirata e una scrittura capace di fondere brutalità e delicatezza, l’episodio regala un’esperienza narrativa degna della fama del franchise targato HBO, tratto dal capolavoro videoludico di Naughty Dog.
Un viaggio tra orrore e intimità nella Seattle post-apocalisse
Seattle si presenta come un campo di battaglia dilaniato dal conflitto tra il WLF (Washington Liberation Front) e i fanatici Serafiti, detti anche “Scars”. È in questo scenario devastato che ritroviamo Ellie (Bella Ramsey) e Dina (Isabela Merced), la cui relazione si approfondisce man mano che affrontano insieme l’oscurità del mondo che le circonda. La scenografia urbana, arricchita da carcasse di carri armati e corpi mutilati, evoca la brutalità delle migliori scene post-apocalittiche viste in tv, ricordando l’estetica disturbante di serie come Hannibal o The Walking Dead (fonte: The Guardian).
Isaac: la minaccia silenziosa che emerge dall’ombra
Una delle introduzioni più riuscite dell’episodio è quella di Isaac, leader del WLF, interpretato da Jeffrey Wright (noto anche per Westworld e The Batman). In The Last of Us – Parte II, il suo personaggio era rimasto in secondo piano, ma qui esplode in tutta la sua inquietante complessità. La sua freddezza e la capacità di dominare ogni scena con lo sguardo e il silenzio ricordano da vicino la follia controllata di Patrick Bateman (American Psycho), mescolata a una sottile critica sociale: l’apocalisse, in fondo, è anche un’occasione per chi sa adattarsi senza scrupoli.
L’orrore più puro prende forma
Il climax dell’episodio arriva con l’irruzione degli infetti — runner e clicker — in una scena al cardiopalma ambientata in una stazione TV abbandonata. Il montaggio serrato e le interpretazioni fisiche delle protagoniste rendono il terrore palpabile. È una sequenza che mette in mostra il talento della regista Kate Herron (Loki), capace di gestire con maestria il passaggio da tensione psicologica a puro survival horror. Secondo The Hollywood Reporter, è proprio questa capacità di alternare i registri emotivi a rendere The Last of Us una delle serie più riuscite degli ultimi anni.
Momenti di poesia nel caos
Ma The Last of Us non è solo sangue e tensione. I momenti di maggiore impatto arrivano spesso nei silenzi, nei piccoli gesti. La scena in cui Ellie canta Take On Me di a-ha per Dina è una delle più toccanti dell’intera serie, un omaggio al gioco originale trasformato in un momento narrativo centrale. L’illuminazione, il gioco di sguardi, il buco nel muro che incornicia le due ragazze: tutto contribuisce a creare un attimo di pura bellezza in mezzo alla desolazione.
Conclusione: un capolavoro televisivo
L’episodio 4 segna un punto di svolta per la seconda stagione di The Last of Us. Non solo approfondisce il conflitto tra le fazioni che si contendono Seattle, ma soprattutto fa evolvere il legame tra Ellie e Dina, preparando il terreno per eventi futuri che si preannunciano drammatici. La regia ispirata, le interpretazioni intense e la perfetta fusione tra horror e sentimento rendono Secrets uno dei migliori episodi della serie, se non della televisione di genere degli ultimi anni.